Parole di Saggezza

Vivete appieno ogni singolo giorno, e appieno vivrete la vostra intera vita.

da "Cultivating the Buddhist Heart" di Nichiko Niwano

lunedì 4 gennaio 2010

IL FONDAMENTO DELLA PREGHIERA


di NICHIKO NIWANO
Presidente della Rissho Kosei-kai

La Preghiera inizia con la gratitudine
Quando giungiamo le mani per rendere omaggio agli dei e ai buddha, di solito desideriamo che le cose vadano in un certo modo o che possiamo ottenere ciò che desideriamo. Naturalmente, spesso capita anche che offriamo la nostra devozione come espressione di gratitudine perché siamo felici, ma in linea di massima ci ritroviamo a pregare quando vogliamo che succeda qualcosa che desideriamo.
L'8 dicembre di ogni anno celebriamo il raggiungimento dell'illuminazione e il conseguimento della buddhità da parte di Shakyamuni, è un giorno profondamente significativo. Un sutra narra che, al mattino della sua piena e perfetta illuminazione, Shakyamuni disse: "Davvero meraviglioso! Davvero meraviglioso! Tutti gli esseri, senza eccezione, sono dotati della saggezza del Tathagata e delle sue virtù" (il che sarebbe a dire che è meraviglioso il fatto che tutti gli esseri umani possano ottenere la stessa saggezza e compassione, lo stesso grande tesoro spirituale, il quale non è in alcun modo diverso da quello che è stato realizzato dal Tathagata).
Per me, queste parole sono la perfetta espressione della forte emozione provata da Shakyamuni quando ha compreso il più importante elemento della natura umana.
La sua comprensione era che tutti noi riceviamo il dono della vita grazie a una meravigliosa serie di condizioni e che siamo quindi tutti sostenuti nella nostra vita in questo mondo. Quando questo fu chiaro nella sua mente, Shakyamuni esclamò gioiosamente: "Davvero meraviglioso!"
In altre parole, il Buddhismo si originò con questo sentimento di profonda emozione. Andando a ritroso fino alle radici della nostra fede, possiamo notare che la cosa più importante per i buddhisti è di essere capaci di accettare tutte le cose con gratitudine, e questo dovrebbe essere una grande fonte d'ispirazione.
Sembra chiaro che Shakyamuni non abbia gioito perché il suo desiderio si era realizzato o perché aveva conseguito ciò che aveva chiesto. Egli ci ha insegnato che il meraviglioso dono della vita -questa sola grande cosa- dovrebbe essere già un'ispirazione più che sufficiente.
Se apriremo i nostri occhi a questo, non potremo far altro che iniziare a trasformare le nostre preghiere: non più per realizzare i nostri desideri, ma per rendere omaggio ai buddha e per esprimere il nostro rispetto e la nostra gratitudine.
Il grande prete Nichiren ci lasciò questo insegnamento: "Abbandonate subito la vostra falsa fede". Un ammonimento, questo, che sebbene diretto ai suoi contemporanei ci esorta a non concentrarci su piccoli, egoistici desideri, ma di condurre le nostre vite in accordo con il Dharma.
Quando ci confrontiamo con i nostri problemi personali, o quando un ostacolo ci sembra insormontabile, tuttavia, è assolutamente naturale che noi ci si rivolga -come fosse un'ultima risorsa- agli dei e ai buddha per chiedere il loro aiuto.
Per fare un esempio, i membri della Rissho Kosei-kai offrono volontariamente la recitazione del sutra pregando per la guarigione di coloro che sono malati o per aiutare chi si sta confrontando con qualche terribile avversità. Desiderare che le cose vadano meglio va bene, ma deve coincidere con il nostro impegno per far risplendere almeno una scintilla di speranza nei cuori di coloro che sono impantanati nella sofferenza, dare loro la forza che li aiuterà ad alleviare la sofferenza.
Nel fare questo, la cosa più importante è che i nostri occhi, sempre abituati a guardare fuori, siano rivolti a guardare dentro noi stessi.
Con la frase eko-hensho, il maestro Zen Dogen ci ammonisce incoraggiandoci a far splendere la luce della saggezza dentro di noi e a contemplarla. In altre parole, nel rendere omaggio agli dei e ai buddha, noi dobbiamo cogliere l'opportunità di guardare dentro noi stessi e di comprendere che siamo benedetti. Questa introspezione può essere chiamata un beneficio, un merito della fede.
La più grande virtù dell'essere umano è la possibilità di comprendere quanto sia preziosa la vita, sia la propria che quella degli altri. Attraverso questa realizzazione interiore si sperimenta una seconda nascita che può guidare le nostre vite rendendole ancor più valide e significative. Io credo che questo sia uno dei punti essenziali che possiamo apprendere dall'esempio del Buddha.
Si dice che molto tempo fa, quando accadeva qualcosa di apparentemente impossibile, l'espressione usata dalla gente per rendere grazie agli dei e ai buddha sia all'origine della parola giapponese arigatai (gratitudine). Spero che anche noi tutti renderemo omaggio agli dei e ai buddha pregando sempre con la gratitudine nel cuore, cosa che sarà possibile se comprenderemo la Verità secondo la quale noi siamo vivi grazie a tutte le cose.

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